Questo concetto indica che la rappresentazione ha valore, non in quanto si riferisce ad un evento o ad un oggetto definito e concretamente esistente, ma in quanto rappresentazione. Anche se la narrazione parla di persone specifiche, non è tanto in questione il problema della loro esistenza, quanto quello del loro essere “personaggi”, ed esse devono essere lette in quanto tali. Pertanto, in una narrazione non si può parlare in termini di verità o falsità, di realismo o di immaginario, ma solo di verosimiglianza. Questa risulta determinata non dalla sua referenzialità, ma dalla coerenza del racconto. Non si può tuttavia dire che il pensiero narrativo non contenga un asse referenziale, ma solo che questo asse dipende da una presupposizione. Questo è quanto Umberto Eco ha sostenuto: la regola fondamentale per affrontare una narrazione è che il lettore/ascoltatore accetti, tacitamente, un patto finzionale con il narratore, la “sospensione dell’incredulità”. E’ come se il narratore dicesse: “ammettete che questo mondo immaginario che io vi presento sia reale, ed accettate per buone le cose che vi racconto”.
DIMENSIONI: 150 X120 cm
TECNICA: acrilico e smalto su tela
ANNO: 2013